giovedì 26 gennaio 2012

cosa fare in caso di bocconi avvelenati cure tempestive

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Tipi di esche e veleni usati
Le esche usate possono assumere forme diverse, a seconda della situazione specifica e del tipo di animale che si intende uccidere. Il boccone avvelenato classico è quello nella forma di una polpetta di carne arrotolata, tuttavia vengono usati anche altri cibi invitanti per l’animale, come pezzi di carne, prosciutto, salsiccia, formaggio, uova o pesce. Ma l’esca può assumere anche forme meno sospette, come colli di pollo o palline da tennis; nelle campagne e nei boschi vengono usate carcasse di animali (come vitelli) imbottite di veleno per attirare i predatori selvatici, o addirittura animali vivi, come fagiani o polli legati per le zampe e fissati in punti strategici, ai quali viene posizionato un involucro di sostanza tossica nella pelle del collo, poi richiusa con filo da cucito (di fronte ad un animale vivo, un predatore, al contrario di quanto può accadere con un semplice boccone avvelenato, non mostra alcuna diffidenza, attaccando subito il povero animale al collo).
Anche i veleni usati per imbottire i bocconi sono molti e diversi: spesso vengono usati prodotti chimici facilmente reperibili in commercio, come pesticidi, diserbanti, topicidi o anche semplici liquidi antigelo. In altri casi si usano prodotti di non facile reperimento, quali cianuro e stricnina, veleni molto potenti e dall’effetto devastante, la cui libera vendita è vietata dalla legge ma di cui esiste un vero e proprio mercato clandestino che coinvolge anche titolari di farmacie. Oltre alle sostanze velenose, per imbottire i bocconi vengono usati anche materiali di diverso tipo, come frammenti di vetro, spilli o spugne fritte.
Cosa fare se si rinviene un boccone sospetto
Se si rinviene un boccone sospetto occorre procedere nel modo seguente:
1) non annusare mai l’esca, potrebbe contenere sostanze volatili altamente tossiche (come il cianuro);
2) avvertire gli organi di polizia;
3) prelevare con cautela l’esca facendo attenzione a non toccarla con le mani (usare guanti in lattice o sacchetti in plastica) e chiuderla in un contenitore a tenuta stagna, per consegnarla poi al Servizio Veterinario del Comune o agli organi di polizia accorsi;
4) accertarsi che nella zona non vi siano altri bocconi avvelenati.
Sintomi di avvelenamento
La gravità dei sintomi dipende da tre fattori principali: peso dell’animale, dose del veleno e tipo di veleno; anche la velocità di azione del veleno e i sintomi variano a seconda del tipo di veleno. I veleni neurotropi iniziano a fare effetto dopo mezz’ora ed entro le due ore e i sintomi allarmanti che possono presentarsi (tutti o alcuni) sono: salivazione eccessiva, respiro difficoltoso, tremori muscolari, vomito, diarrea, incapacità a mantenere l’equilibrio, irrigidimento degli arti, crisi convulsive. Con questi veleni, data la rapidità con cui agiscono, è difficile riuscire a salvare gli animali, e le probabilità di riuscirci dipendono solo dalla tempestività con cui si interviene. I veleni emorragici (come il veleno per i topi) iniziano a manifestare effetti dopo un paio di giorni, ma solitamente solo dopo quattro o cinque giorni i sintomi si mostrano con evidenza. I sintomi allarmanti che possono presentarsi (tutti o alcuni) sono: debolezza, perdita dell’appetito, respirazione difficoltosa, perdita di sangue dal naso o dalla bocca, tosse; non c’è mai vomito. Si tratta di sintomi con esordio lento e subdolo e a volte, quando ci se ne rende conto, le condizioni dell’animale sono ormai troppo gravi.
Cosa fare in caso di avvelenamento
Se l’animale ha ingerito qualcosa di sospetto, anche solo nel dubbio, bisogna cercare di farlo vomitare subito. Anche quando l’animale presenta sintomi da intossicazione rapida (provocata da veleni neurotropi, come descritto sopra, cioè che agiscono dopo mezz’ora ed entro le due ore) intervenire subito provocando il vomito può salvare in molti casi la vita all’animale.
In assenza di farmaci specifici (emetici), vi sono diversi modi per procurare il vomito:
- somministrazione orale di chiara d’uovo montata a neve unita ad acqua calda molto salata;
- somministrazione orale di acqua e sale: prendere un bicchiere d’acqua e aggiungere sale fino in quantità progressive mescolando bene fino a che rimanga sale non disciolto sul fondo del bicchiere;
- somministrazione orale di acqua ossigenata nella dose di circa 1 ml per ogni kg di peso dell’animale.
In ogni caso, non dare mai latte ed evitare di tentare di far vomitare l’animale mettendogli le dita in gola, perchè, oltre che essere un sistema poco efficace, l’animale potrebbe mordervi involontariamente, in particolare se ha tremori e contrazioni.
Per somministrare la soluzione ad un cane, bisogna usare una siringa (senza ago), sollevare il labbro superiore dell’animale da un lato e appoggiare il beccuccio della siringa appena dietro i denti canini, dove in tutti i cani e’ presente uno spazio libero da denti. Nel caso di un gatto, invece, basta inserire il beccuccio della siringa forzatamente su un lato della bocca. Sia con un cane che con un gatto, non cercare di tenere aperta la bocca, ma tenere la testa del soggetto leggermente sollevata. Quindi premere lo stantuffo della siringa: la somministrazione dovrà avvenire con rapidità ma lasciando all’animale il tempo di deglutire, per evitare che una parte della soluzione raggiunga la trachea inducendo la tosse. Eventualmente, se dopo la prima dose non siamo riusciti a provocare il vomito, si può ripetere una seconda somministrazione dopo 10-15 minuti. Sia che si riesca a provocare il vomito o meno, l’animale va poi portato subito in una clinica specializzata, mettendosi prima in contatto telefonico con il centro veterinario in modo da allertare il medico perchè si renda immediatamente disponibile al momento del vostro arrivo. Negli orari di chiusura degli ambulatori e nei giorni festivi è in funzione, in molte città, un servizio di guardia medica presso le Asl veterinarie disponibile 24 ore su 24.
Nel caso invece nell’animale compaiano sintomi da intossicazione a tardo effetto (provocata da veleni emorragici, come descritto sopra, cioè che agiscono a distanza di giorni), è inutile in questo caso tentare di provocare il vomito, ma occorre recarsi subito in una clinica specializzata, sempre avvisando per telefono il centro veterinario del vostro arrivo.
Ricordatevi sempre di mantenere il soggetto tranquillo, ed evitare qualsiasi inutile stimolo sonoro o visivo che possa scatenare una crisi convulsiva.
Cosa fare dopo l’emergenza
Se si è stati testimoni di un caso di avvelenamento di un animale (di vostra proprietà, randagio o selvatico e deceduto o ancora in vita) è molto importante esporre un denuncia, anche se contro ignoti. Il problema dei bocconi avvelenati infatti fatica ad emergere e ad essere considerato nella giusta misura dalle varie istituzioni sociali proprio perchè, pur essendo un fenomeno molto diffuso e che provoca un alto numero di vittime, i casi spesso non vengono segnalati. La denuncia e le informazioni fornite dai cittadini inoltre agevolano le autorità nella ricerca dei colpevoli e permettono di individuare le aree più a rischio. La denuncia deve contenere le prove dell’avvelenamento (allegando tutti i documenti veterinari) e può essere consegnata a qualsiasi organo di polizia. Il modello per la denuncia può essere scaricato direttamente dal sito del Ministero della Salute » qui.

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